Libri motivazionali, life coach, e altre mirabolanti merdate da predicatore

Non viene il vomito anche a voi?
A me sì, tantissimo.
Apro facebook e sono tutti geni di Wall Street che vendono corsi su come diventare ricchi stando al divano; apro instagram e sono tutti life coach che ti vendono corsi su come essere felice e di successo, giro per i social e sono tutti guru spirituali improvvisati.
Tutti che hanno la formula magica: quella dei soldi, quella quella del successo, quella della felicità.
E chi non ti vende corsi si spaccia come il depositario dei segreti del mondo: soldi, successo, felicità.

Come? Con una pessima insalata mista di post motivazionali e citazioni dozzinali prese dal cestone del supermercato, insieme ai cd a 9,90 e alle creme solari in scadenza.
Mi fai una base alla Steve Jobs, un pizzico di citazioni alla Schwarzenegger, una decorazione roosveltiana e per finire mi chiudi con una spolverata del nostrano Montemagno, che ci sta sempre bene: ci siamo, sei un coach motivazionale.

Questi divulgatori millantano di conoscere i più fini aspetti dei fenomeni psichici e cognitivi dell’uomo e risolvono il problema della scarsa motivazione e di stati emotivi “negativi” con frasi dall’effetto patinato hollywoodiano.
(E tutto il gregge di pecoroni a seguirli ripetendo le loro frasette vuote, scrivendole nei loro post, comprando i loro libri).
Il loro metodo è piuttosto elementare e prevedibile: fanno leva sul bisogno di risposte e soluzioni semplici e immediate per chi ne ha bisogno.
Come i guaritori di fronte a chi non sa più come uscire dalle proprie difficoltà.
“Beh” mi dice quell’altro “non puoi negare che in questo siano dei geni!”
Ti dirò: non ci vuole un genio per fregare un disperato.

Non so se mi stanno più sul cazzo questi sedicenti coach motivazionali o quelli che gli stanno appresso comprando i loro libri o citandoli tutti stimotronfi nei post sui social.
Chiariamo per benino una cosa che è molto easy peasy lemon squeezy:
il pensiero positivo (che è quello che loro rivendono come espressione rituale segreta del successo) è valido solo quando a farsene carico è la funzione esecutiva e non valutativa.
Nella funzione valutativa la frustazione, il bisogno e la mancanza sono molto più potenti come driver, il che è l’esatto opposto di quel che propongono questi sai baba della vita.
Cari miei idioti che nutrite la vostra ingenua e sciocca testolina con motti di cui non conoscete nemmeno il contesto ma che vi fanno sentire tanti saggi e giudiziosi: la funzione esecutiva è irriducibilmente soggettiva. Le reazioni (i comportamenti motivati) ad eventi e stati interni sono personali e dipendono da fattori quali: il temperamento (innato), il vissuto emotivo, le relazioni con figure di riferimento, l’ambiente sociale e culturale, la predisposizione.
È una cosa molto più complessa e delicata che buttare tutto in caciara filosofica sull’effetto pigmalione wannabe.
Lo so che non sai cosa sia un pigmalione.
E so che non hai capito questo passaggio. In termini che anche tu possa arrivarci:
il pensiero positivo può essere utile solo nel momento in cui propone strategie volte alla risoluzione di un problema (funzione esecutiva), ma se non conosci tutte le variabili di ogni singola persona che determinerebbero un preciso percorso decisionale risolutivo, non puoi ridurre il tutto a due frasette pseudo-filosofiche tanto vuote quanto adattabili solo ai muri di un bagno della stazione.
Giocando oltretutto sull’effetto di chi scopre e valorizza le doti dei suoi lettori, trasformandoli in una personalità raffinata e di successo (il pigmalione, appunto).

Difficile per te, eh? Vai tra’, torna pure a scadenti aforismi come “fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei”.

ALERT!

Carissimo, che leggi libri su come diventare un uomo di successo in cinque mosse senza muoverti da casa, su come essere felice per sempre senza mangiare un briciolo di merda, su come superare ansie e frustrazioni solo leggendo proverbi abusati, triti, ritriti e banalotti ma vestiti di belle parole filosofeggianti: ho una notizia per te.
La falsa positività osannata da questi sacerdoti di vita non ha interesse alcuno a risolvere il tuo problema alla radice, altrimenti nessuno comprerebbe più app che ti spronano a pensare positivo quattro volte al giorno, libri che ti insegnano che “la felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta”, ecc.: non credi?
Ah no. La tua testolina vuota che ha bisogno di sfamare il suo senso di fallimento non ci arriva. Eh, tant’è.

E pensa anche a un’altra cosa, mentre sfogli questi libri di life coaching che ti fanno sentire tanto saggio: secondo loro, non è vero che stai male: sei solo troppo negativo. E il mondo non è un posto così difficile, il mondo è meraviglioso, la vita è straordinaria: sei tu che vedi tutto in modo negativo.
Questo fenomeno si chiama “toxic positivity” o “oppressive positivity”, o “fake positivity”, tutti termini che si riferiscono sia alla cultura dell’ottimismo a priori sia alla fiorente industria che la sostiene (e che tu, idiota, continui a foraggiare): vedi, il punto non è tanto condividere concetti dozzinali alla “stay hungry stay foolish” o altre frasette ispirazionali, il punto è che chi le condivide sta cercando di venderti qualcosa.
E questo qualcosa è legato al tuo benessere, con la promessa di cambiare la tua vita in meglio (senza sapere un cazzo di te, ricordiamolo).
Senti anche tu odore di “bisnis”?

Ma mi fermo un attimo a parlare appunto della positività che tu, mentecatto, vai a comprare nelle librerie.
Mentecatto perché è anche per colpa tua se siamo entrati in questo loop di positività tossica.

Tempo fa lessi un articolo dell’American Psychology Association, circa uno studio condotto sulla psicologia positiva introdotta dal suo fondatore Martin Seligman psicologo saggista.
Articolo interessante su concetti introdotti ormai vent’anni fa (secondo Seligman, la psicologia come la si era intesa fino allora si concentrava troppo sull’aspetto patologico della salute mentale e non sull’ottimismo e la felicità).
Questi concetti (che vanno ***necessariamente*** contestualizzati, studiati, approfonditi), sono stati svuotati e semplificati per un consumo immediato diventando materiale da libri motivazionali e webinair venduti a caro prezzo.
Pensaci: il marketing ha sempre sfruttato il concetto di felicità per venderci di tutto, usando valori come il benessere spiriturale per proporci prodotti.
Rinnovo: senti anche tu odore di “bisnis”?

Ma torniamo alla nostra positività tossica.
Il ragionamento è molto semplice e puoi arrivarci anche tu che hai una capacità di giudizio e un pensiero critico di un bambino di 5 anni.
Il sistema si autofomenta in modo molto consapevole:
la falsa positività ci spinge a nascondere tutte le emozioni negative e semplifica la complessità dei nostri sentimenti a due uniche forme mutualmente esclusive: i sentimenti buoni e i sentimenti cattivi. Questo binarismo a lungo andare si rivela pericoloso e malsano (perché, tu ci vedi qualcosa di buono e costruttivo nel ridurre tutto quello che proviamo in due unici filoni emotivi buoni vs cattivi?).
La repressione di ciò che proviamo genera sempre frustrazione e questo alimenta le emozioni negative: non basta fare pensieri felici per essere felici e questa convinzione è nociva e controproducente.

Ti faccio lo schemino che tanto so che non hai capito.
Sono triste => leggo il libro che mi dice: non devi essere triste! Sorridi alla vita! Sii felice => non riesco ad esserlo (per inclinazione, per problemi, per seimila motivi) => mi sento ancora più frustrata nel non riuscirci.
Easy peasy lemon squeezy.
Vedi quanta merda producono quei libri da predicatore che tu compri convinto di avere tra le mani il sacro graal della felicità?

Non solo ci si sente ancora più frustrati: le persone che credono che le proprie emozioni possano essere cambiate solo con la forza di volontà e la positività forzata sono più inclini a incolparsi per le proprie emozioni negative.

La cultura sempre più dilagante e vomitevole della positività imposta è opprimente e insana sia per chi decide di seguirla, come te, che presto realizzerai a caro prezzo che non si può vivere la propria vita con un sorriso sempre stampato in faccia, sia per chi invece ha un reale problema patologico depressivo, che come spesso succede viene sottovalutato o non diagnosticato.
Sì sì ma seguiteli pure questi life coach alla wanna marchi, comprate i loro libri, le loro app, i loro corsi: state dando la pala a chi vi sta scavando la fossa.
Con i vostri soldi, tra l’altro.

L’insegnamento di questi predicatori di sto cazzo che basta pensare positivo per far sì che le cose belle accadano, basta crederci per far sì che arrivi il successo, basta inseguire i propri sogni per far sì che arrivino i soldi, significa proiettare tutta la responsabilità delle esperienze e dei sentimenti “negativi” esclusivamente sulle scelte dell’individuo: ma non sono io che scelgo di essere triste, frustrata, scoraggiata.
(Mentre i messia nei loro libri ci insegnano che DOBBIAMO SCEGLIERE di essere felici: cristo, ma esiste qualcosa di più minante, violento, dominante, infido e distruttivo di un concetto simile?).

La falsa positività è una forma di gaslighting, che invalida le emozioni che tutti proviamo, con l’aggravante di farlo spesso nel nome del profitto.

(Il gaslighting siccome non sai cos’è: è una forma di manipolazione psicologica maligna e subdola nella quale vengono fornite informazioni ingannevoli con lo scopo di renderti insicuro delle tue certezze e delle tue percezioni, in modo da dominare quel che pensi)

Vaffanculo all’orrendo e primordiale Hakuna Matata e al suo oppressivo volerci portare ad essere a tutti i costi felici e senza pensieri: no cazzo, lasciateci essere tristi, inadeguati, falliti, scoppiati. Lasciateci riemergere con i nostri mezzi: un po’ guasti, un po’ bruttarelli, un po’ zoppicanti, ma pur sempre i nostri mezzi.
Colare a picco in fondo ha una sua funzione positiva.

Ma cari sai baba dei miei coglioni e cari discepoli dal miserable patrimonio intellettivo:
le persone non decidono di essere depresse o tristi.
Per questo i libri motivazionali che vendete / i libri motivazionali che comprate potete ficcarveli su per il culo.
“Tieni il viso rivolto sempre verso il sole e le ombre cadranno dietro di te.” Sì, e dato che ci sei datti fuoco.

2 pensieri riguardo “Libri motivazionali, life coach, e altre mirabolanti merdate da predicatore

  1. Perceiving from visions that reoccur
    Analyze your dreams to gain
    A better perspective of your life
    In control of your destiny with mind and soul

  2. ““Tieni il viso rivolto sempre verso il sole e le ombre cadranno dietro di te.” Sì, e dato che ci sei datti fuoco.” Quello che scrivi è vero, perchè il mulino bianco non esiste se non nella testa di qualche malato, la vita è ciò che scrivi fatta di dissonanze come lo sferragliamento dei Carcass in Symphonies of Sickness, dura, feroce, senza sentimenti, non ci sono sconti se non nei supermercati.

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